Cari mamme, papà, operatori sanitari e amici del GAAM,
venerdì 17 sono stata al Convegno de La Leche League a Bentivoglio, e vorrei condividere qualche mia impressione sulle relazioni (tutte di altissimo livello, come sempre) che sono state presentate.
La “guest star” della giornata è stata Kerstin H Nyqvist, PhD, professore associato dell’Università di Uppsala, Svezia, che ha trattato questi temi:
- Allattamento di un prematuro: cosa possiamo ragionevolmente aspettarci da lui?
- Pratiche che contribuiscono al buon esito dell’allattamento nei prematuri
- Applicare la kangaroo mother care in un ambiente tecnologico: come aiutare i genitori
Non mi dilungo ricopiando qui tutti i miei appunti, ma riporto quello che più mi ha colpito:
– la lista di “falsi miti” legati alla presunta incapacità dei bimbi nati prima del termine di alimentarsi al seno: come molti in sala anche a me hanno insegnato che prima di 32-34 settimane i prematuri non coordinano suzione/deglutizione/respirazione, che non hanno abbastanza forza per succhiare (e che comunque la suzione non è efficiente) e che quindi vanno alimentati in altro modo. Bene, la buona notizia è che queste informazioni sarebbero, appunto, false: perché derivano da studi su neonati pretermine che usavano il biberon. I molti casi che la relatrice ha osservato a Uppsala sono invece di neonati (anche di 28 settimane) che riescono ad avere un attacco al seno efficiente e che non si “sfiniscono” al seno. Il “trucco” è iniziare subito: infatti un inizio ritardato dell’alimentazione orale diventa una “profezia che si autoavvera” (più tardi si prova a mettere il bambino al seno pensando che non sia in grado di succhiare, più difficoltà avrà a succhiare).
– l’attenzione che viene data alla relazione tra genitori e bambini così fortemente prematuri. Qui abbiamo visto un “altro mondo”: camere con strumentazione e ausilii portatili perché i bimbi possano fare la marsupio-terapia anche se sono intubati per respirare, mini-appartamenti veri e propri in cui i genitori possono stare coi loro bimbi sempre addosso ma allo stesso tempo ricevere visite di amici e parenti… addirittura fratellini e sorelline maggiori che fanno il contatto pelle-a-pelle con questi piccolini, e che possono stare insieme a tutta la famiglia in questi momenti così difficili!
Le condizioni anche materiali, concrete, sono studiate e predisposte perché i genitori non siano degli impotenti visitatori, per qualche ora al giorno, dei loro bimbi nati prima del termine, ma i principali attori della cura. “L’Unità di Terapia Intensiva Neonatale deve essere il luogo dove avviene il bonding”.
– l’effettiva promozione e tutela dell’allattamento al seno: in un Paese dove i tassi di allattamento sono molto più alti che da noi, immaginatevi la mia meraviglia nel vedere che i tassi dei bambini prematuri sono quasi pari a quelli dei nati a termine! Questo perché tutto quello che viene fatto è in previsione di mettere il bambino al seno il prima possibile, salvaguardando ovviamente la sua necessità di crescere. Con dei programmi individualizzati infatti si integra il latte preso dal seno (che viene proposto dalla mamma molto frequentemente) o con latte tirato dalla mamma, o con latte di banca donato, o con latte fortificato, con sondino o con la tazzina. La tazzina è ritenuta lo strumento alternativo al seno ideale, perché non interferisce con la suzione al seno, e hanno scoperto a Uppsala che i bimbi imparano velocemente a succhiare il latte da lì (altro mito che viene a cadere). Il biberon in Svezia è un’eccezione: infatti lo si usa solo per quei rarissimi casi in cui già si sa che la mamma non allatterà mai al seno.
Ecco, in questo “altro mondo” che è la Svezia si contestualizzerebbero in modo diverso anche gli altri interventi della giornata: ad esempio Tirarsi il latte: fra arte e scienza (di cui ha fatto un intervento molto completo Chiara Toti, Consulente LLL). Perché una mamma che, dopo aver partorito un bimbo prematuro, viene mandata a casa, non può che tirarsi il latte… con tanto stress, organizzando i tempi anche per andare a visitare il proprio bambino in TIN, con l’ansia di non riuscire a produrne abbastanza, con il punto interrogativo su se e quando riuscirà ad allattarlo col suo seno… Sempre in bilico tra diventare uno straccio pur di portare il preziosissimo latte di mamma al proprio cucciolo, e il mettersi un minimo in forze per essere presente per lui/lei, ma con meno latte. Molto diverso dall’essere a contatto col proprio bimbo, alternare la spremitura con la suzione (anche se non matura, sempre suzione) del proprio bambino, e con l’obiettivo di metterlo al seno appena possibile.
Anche la relazione di Elise M. Chapin su L’evoluzione dell’alimentazione infantile: etica e marketing, in un mondo dove i biberon non sono oggetti normali ma strumenti usati in via del tutto eccezionale, forse non avrebbe avuto ragione d’essere.
Insomma: a nascer prima, conviene nascere in Svezia, oggi come oggi. E se no? … L’alternativa è lavorare perchè ci siano sempre più strutture “Baby Friendly”, TIN comprese, perché il Codice Internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno sia applicato e si torni a considerare normale l’allattamento, e perché anche queste nascite che di normale sembrano non avere nulla siano gestite in modo da preservare la relazione tra genitori e neonati.
Annalisa, GAAM
grazie Anna per questi preziosi aggiornamenti!
grazie Anna!eh, la Svezia e’ avanti un bel po’!
…è l’italia che è spaventosamente indietro
Visto che dall’alto cioè dalle istituzioni non parte nulla, e comunque i tempi di attuazione sono sempre biblici, cominciamo noi mamme a ribellarci e a lottare per fare rispettare i nostri diritti, anche quello di allattare al seno, per fare ciò è fondamentale essere informate, fare gruppo e passaparola proprio come stiamo facendo noi mamme del gaam, anche se sembra sempre una goccia nel mare….
Magari fosse così anche da noi……vivo ancora con angoscia il ricordo di un anno fa, quando è nata la mia bimba più piccola ed è stata ricoverata in neonatologia 4 giorni (non era prematura, ma aveva una tachicardia). Ho dovuto lottare con le unghie per riuscire ad allattarla, per impedire che le dessero il latte artificiale appena prima del mio arrivo (la trovavo addormentata e non aveva voglia di attaccarsi, ma loro si giustificavano dicendo che piangeva e non potevano gestirla perciò le davano l’artificiale (!!) e però gli orari di visita erano rigidissimi…..) e io a casa piangevo e mi toglievo il latte. Le infermiere hanno iniziato a trattarmi male e anche i medici solo perchè chiedevo che mi venisse garantito il diritto di allattare la mia bambina, almeno nei momenti in cui potevo essere presente. Per fortuna appena tornate a casa abbiamo buttato ciuci e biberon e ci siamo dedicate alla tetta libera ed esclusiva…che continua con soddisfazione di entrambe tuttora!
Purtroppo però non per tutte è così, più dura il ricovero più è difficile tutelare l’allattamento se non veniamo aiutate….
Grazie, è molto interessante. Ho allattato con fatica il mio bimbo nato prematuro di 28 settimane e ho fatto sacrifici assurdi per tirarmi il latte, portarglielo; chiedevo come una disperata di poter trovare un posto per tirarmelo anche in ospedale; per farlo attaccare al più presto ho insistito tantissimo, fosse stato per loro si sarebbe andati avanti con il sondino per due mesi interi. Un calvario, povero bimbo, lui si spingeva verso il seno, ma io non potevo farlo attaccare e non avevamo alcuna intimità. E’ stato tutto molto doloroso. Lo allatto ancora, ma solo per la mia grande volontà. Grazie, molto interessante, spero che si vada verso il modello Svezia al più presto!
il mio bambino è nato di 34 settimane…… me l’hanno portato via e mi hanno impedito di vederlo per 18 ore e lo hanno allattato al biberon, poi ho potuto vederlo e quando me lo portavano in camera arrivava già sazio…… risultato non mi è mai venuta la montata e lui ha sempre rifiutato il seno….era il primo figlio con il prossimo non sarò buona ….gli distruggo l’ospedale se rifanno una cosa del genere