Che titolo strano, vero??! Tranquille, ora ve lo spiego…
È che oggi ho ricevuto la newsletter di UPPA, Un Pediatra Per Amico, una bellissima rivista scritta da pediatri per i genitori, a cui sono da tempo iscritta ma che non ho mai pubblicizzato più di tanto perché… c’era un “ma”. Rivista bella, con articoli molto interessanti, MA spesso “smentiti” dalla pubblicità.
Più di una volta ho scritto alla redazione che non ha senso ad esempio scrivere un articolo sull’autosvezzamento, i cibi sani preparati in famiglia, e poi piazzare due pagine dopo una pubblicità di omogenizzati. Oppure parlare di allattamento al seno con a fianco la pubblicità di un biberon.
Sono estremista? Sottovaluto la capacità critica delle mie colleghe mamme nel non farsi influenzare dalla pubblicità? …Forse. Forse perché io stessa prima di diventare mamma pensavo che tutti i bambini dovessero avere il ciuccio e bere dal biberon (anche quelli allattati al seno, ovviamente), forse perché 9 anni fa, alle prime pappe di mio figlio, pensavo che era importante scegliere gli omogenizzati “migliori” ma non mi è mai passato per la mente che si potesse fare senza.
Perché la pubblicità funziona (se non funzionasse, le aziende non ci spenderebbero tanti soldi). Perché la pubblicità usa tecniche scientifiche, che “fregano” anche le mamme più critiche e scafate, come si può leggere nel capitolo “Convincere le madri?” da Il Codice Violato 2008.
Comunque: UPPA ha scelto di uscire “senza rete”, cioè senza pubblicità. Un passo (anzi, un salto!) coraggioso per una rivista che, a questo punto, dipenderà esclusivamente dagli abbonamenti delle famiglie e dei pediatri. Un salto di qualità che offre un enorme valore aggiunto a noi mamme e papà: quello di un’informazione indipendente al 100% da interessi commerciali. UPPA senza pubblicità è una rivista che può inserirsi in quella rete di sostegno alle famiglie fatta di bravi operatori, di associazioni, di persone che offrono informazioni, sostegno, confronto.
Annalisa, GAAM